La consapevolezza di essere nel presente è forse la più importante. Comincia alla mattina dicendoti: io sono qui. Io sono in compagnia della tristezza, della la paura, dell’insoddisfazione, dell’ansia, della felicità, dell’ironia o di qualsiasi altra cosa. Noi diventiamo saggi quando impariamo a percepire “cosa c’è” e non a cosa “ci dovrebbe essere”. Se sono presenti molte emozioni, impara solamente a prenderne coscienza, non a ignorarle, scacciarle o ad aggredirle. Fai delle brevi pause tra l’una e l’altra; percepisci il “vuoto” e il “silenzio” tra loro. Non fare nient’altro.  Anzi, impara a dimenticare.

Ripeti questo esercizio di consapevolezza più volte nella giornata e prima di addormentarti. I nostri “vecchi” saggi, dicevano: “dormici sopra”.

Impara a percepire te stesso secondo un tempo che non è controllato e scandito dall’orologio ma secondo il tuo ritmo interno. Lì vi è una scansione primordiale, un vuoto e un silenzio dal quale nasce qualcosa.

Noi non siamo solo quello che dobbiamo fare nella vita lavorativa, o le ripetitive azioni imposte dal “sistema” in cui viviamo. Non dobbiamo lamentarci di quello che siamo, di quello che non abbiamo ancora avuto, delle ingiustizie del passato o di tutto ciò che riteniamo sbagliato. Se così stai affrontando le cose, hai una prospettiva parziale che soffoca chi sei veramente e rimani distratto dal potenziale che sta sbocciando dentro di te.

Io sono qui: il passato è morto, il presente è vivo.

Prova a chiederti: cos’è che mi diverte o mi rende più felice? Qual è la cosa che faccio senza fatica e mi risulta facile? Chiediti qual è quella cosa che fai e dove il tempo trascorre velocemente. Prova a portare l’attenzione a quell’attività, a quel talento. Dagli la giusta attenzione, come daresti al tuo più caro amico, amante, figlio. Asseconda le sue richieste, trascorri più tempo possibile con lui e impara quanto è bello sorridere al tuo tempo, alla tua vita.

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